giovedì 22 gennaio 2015

Shoah: perché tanto odio?

Una scrittrice italiana di origine ebraica parla così della Shoah ai suoi figli:
«I vostri nonni hanno incominciato a raccontare di un mondo dove esistevano leggi per la difesa della razza…  dove certi bambini non potevano andare a scuola perché la “razza” negava loro il banco, e per lo stesso motivo non potevano salire sul tram, ascoltare la radio, entrare in un negozio. Un mondo dove nelle leggi dicevano ad alta voce che gli uomini e le donne non sono tutti eguali, anzi; ve ne sono alcuni, di uomini e donne, che è necessario tenere in disparte, emarginare, rinchiudere. In quel mondo scoppiò la guerra. 
Se prima quegli uomini e quelle donne erano stati emarginati, cioè tenuti distanti dagli altri perché considerati inferiori ora i signori della guerra avevano deciso che questa gente faceva meglio a scomparire dalla faccia della terra.
Fu lo sterminio di un popolo, la Shoah, parola ebraica che significa semplicemente “catastrofe”. Catastrofe significa un milione e mezzo di bambini finiti in fumo dentro i forni crematori, morti per fame e dolori, fucilati, uccisi a calci, sbattuti contro il filo spinato, eliminati per il solo fatto che esistevano e in quanto ebrei, non avevano più diritto a esistere.
Siamo tutti figli di sopravvissuti, bambini miei: siamo tutti sopravvissuti a questa catastrofe».
 Tratto da "L'Ebraismo spiegato ai miei figli" di E. Loewenthal.

La Shoah e la Giornata della Memoria

"Shoah" in ebraico significa "distruzione". E' il termine che viene oggi utilizzato per definire lo sterminio di massa del popolo ebraico perpetrato dai nazisti a
partire dalla presa di potere di Hitler e soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale.
La "soluzione finale della questione ebraica", come venne definita dai nazisti, portò all'uccisione di oltre sei milioni di persone. Altro termine per indicare il genocidio è "Olocausto".
A partire dal 1941 gli ebrei dovettero portare cucita sui vestiti una Stella di
Davide come segno di riconoscimento. Nello stesso tempo fu avviato un programma di vero e proprio sterminio del popolo ebraico, che portò a deportazioni di massa e alla realizzazione di campi di concentramento o annientamento. Il più tristemente famoso fu quello di Auschwitz, in Polonia, in cui persero la vita circa un milione e mezzo di persone (ebrei, zingari, portatori di handicap, oppositori politici e altri...), uccise attraverso gas velenoso o per gli stenti e sofferenze patite.


Il Parlamento italiano nel 2000 ha istituito il 27 gennaio come "Giornata della Memoria", in ricordo della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.
L'occasione di questa giornata può far pensare a questi e a tanti altri esempi nei quali, nel corso della storia passata o  - purtroppo - anche presente, non sono rispettati i diritti e la dignità di alcune persone, siano esse appartenenti a un altro popolo, seguaci di altre religioni, bambini, donne, malati o diversamente abili.

Ci sono tante Dichiarazioni sui diritti (dell'uomo, dei bambini...) e nella storia sono state fatte dagli Stati delle leggi per cercare di attuare questi grandi princìpi. La Costituzione italiana dice:
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3).
Questo ideale però è ancora lontano dall’essere raggiunto nella pratica!

La religione cristiana ha insegnato questi valori, e lo testimoniano i tanti pronunciamenti della Chiesa e ancora di più le opere di carità realizzate per viverli. Tanti, cristiani e non, pensano che ogni persona abbia una grande dignità e un grande valore. C'è chi calpesta la dignità degli altri (e facendolo disonora per primo se stesso),, ma ci sono stati e ci sono tanti di più che si impegnano per la giustizia, per la pace, per proteggere i più deboli, per aiutare gli altri in tanti modi, condividendo le risorse della terra. Per esempio, nel periodo delle persecuzioni razziali nel XX secolo, ci sono stati dei «giusti tra le nazioni» che, a costo della propria vita, hanno protetto e spesso salvato degli ebrei.

Video Tratto dal fil "La vita è bella"

lunedì 5 gennaio 2015

I Magi venuti dal lontano Oriente

La visita dei Magi, i sapienti di Oriente venuti per adorare il bambino come Re dei re, la ricordiamo nella festività del 6 Gennaio, giorno in cui la Chiesa celebra l'Epifania del Signore, cioè Gesù che si manifesta a tutti i popoli. La tradizione li presenta come dei re, distinti dai nomi: Baldassarre, Melchiorre e Gaspare, giunti sui loro cammelli seguendo la cometa.
Il Vangelo di Matteo, però, non parla né di re, né di cammelli, né di comete, né tanto meno cita il numero dei visitatori.
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Matteo, quindi, stimola la riflessione sul rapporto tra tradizione e fonte biblica.
Gesù viene per tutta l'umanità, per chi è a Lui vicino come per chi giunge da lontano. I Magi che compiono un lungo viaggio per adorare Gesù sono il segno che Egli non esclude nessuno: tutti i popoli sono chiamati a incontrarsi con Dio, il quale fa il suo ingresso nella storia con il Figlio.



Il dipinto della Natività, realizzato da Gentile da Fabriano nel 1423, fa parte di una pala d'altare, la cui parte più importante raffigura l'"Adorazione dei Magi". Nel dipinto singolare è la presenza di una porta dietro le spalle di Maria che può rappresentare l'albero o casa citato nel Vangelo quando si dice "per loro non c'è posto nell'albergo". La porta, quindi, diventa il simbolo dell'esclusione. Significativa la luce che illumina dal basso tutti gli elementi: essa proviene dal corpo del bambino e rappresenta la luce che illumina le tenebre, come annunciata dal Vangelo di Giovanni.