martedì 1 marzo 2016

Icona del Cristo Pantocratore

La parola icona deriva dal greco "eikon" e significa "immagine".
Nei primi secoli dopo Cristo era tipica la raffigurazione della Madonna, del Cristo o dei Santi, eseguita con una particolare tecnica di pittura su legno e resa preziosa dallo sfondo: un sottile strato d'oro. L'icona non è però un semplice quadro. La persona che dipinge le icone viene chiamato iconografo. Egli conosce non solo la tecnica pittorica, ma anche la Bibbia. Ogni parte del dipinto, dalla disposizione delle figure, alle scritte, alla posizione delle parti del corpo, ai colori dei vestiti, insegna le verità cristiane.
L'iconografo, oggi come nel passato, si prepara con la preghiera e il digiuno prima di dipingere un'icona e deve rispettare severe regole di comportamento, custodite e tramandate dai Padri della Chiesa.
Su queste pitture, infine, non appaiono le firme degli artisti o le date di esecuzione, in quanto le immagini non devono suscitare emozioni umane ma far percepire la realtà divina.

Per la comprensione di un'icona è molto importante conoscere il significato che viene attribuito ai colori della tavolozza.




Le icone sono anche utilizzate nelle case perla preghiera familiare, collocate nell'angolo orientale della stanza e ornate con candele. Esse formano un piccolo santuario domestico chiamato dai russi "angolo bello o prezioso". Le più famose sono: "le icone del Salvatore", "le icone di Maria con Gesù Bambino" e "l'icona della SS. Trinità". L'icona di Gesù più diffusa e più nota è il "Cristo Pantocrator", cioè "Colui che è l'Onnipotente". La troviamo in diverse forme ma vi sono elementi che rimangono invariati come: la mano destra che benedice, il libro delle Scritture tenuto con la mano sinistra e che può essere aperto e chiuso, l'espressione del volto severa o, a volte, più benigna.
(testo tratto da Come il fiore nel campo - classi 4-5, 
Elledici Scuola, pp. 54-55)