martedì 22 dicembre 2015

martedì 8 dicembre 2015

Giubileo della Misericordia 8 Dicembre 2015 - 20 Novembre 2016


Le origini ebraiche del giubileo Anticamente presso gli Ebrei, il giubileo (Jobel era il corno che si suonava per iniziare l’anno di grazia) era un anno dichiarato santo che cadeva ogni 50 anni, nel quale si doveva restituire l'uguaglianza a tutti i figli d'Israele, offrendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e perfino la libertà personale. La Chiesa cattolica ha dato al giubileo ebraico un significato più spirituale. Consiste in un perdono generale, un'indulgenza aperta a tutti, e nella possibilità di rinnovare il rap-porto con Dio e il prossimo. Così, l’Anno Santo è sempre un’opportunità per approfondire la fede e vivere con rinnovato impegno la testimonianza cristiana. Il tema della Misericordia Con il Giubileo della Misericordia Papa Francesco pone al centro dell’attenzione il Dio misericordioso che invita tutti a tornare da Lui. L’incontro con Lui ispira la virtù della misericordia. 
IL MOTTO e il logo è: Misericordiosi come il Padre.

I TRE SEGNI DEL GIUBILEO

LA PORTA SANTA. Essa rimanda al passaggio che ogni cristiano è chiamato a compiere dal peccato alla grazia, guardando a Cristo che di sé dice: «Io sono la porta». Saranno «Porte della misericordia» – quelle dove chiunque le oltrepasserà «potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, perdona e dona speranza».

IL PELLEGRINAGGIO è un simbolo che ha arricchito la tradizione giubilare ed è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. Evidenzia papa Francesco che la vita è "un pellegrinaggio" e l’essere umano è "un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio". Esso "sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi".

OPERE DI MISERICORDIA. Sono opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E sono opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

INDULGENZA. Il Papa ricorda che "nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati". Eppure "l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo (la Chiesa) raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato". Di fatto, con l'indulgenza, al peccatore pentito è condonata la pena temporale per i peccati già rimessi quanto alla colpa (con la Confessione).


VIDEO APERTURA PORTA SANTA BASILICA DI SAN PIETRO
8 Dicembre 2015
Solennità dell'Immacolata Concezione


domenica 11 ottobre 2015

Tracce di San Pietro Apostolo in Puglia

Sono diverse le città dove San Pietro sarebbe approdato, in particolare: Otranto, San Pietro in Galatina, S. Maria di Leuca, Gallipoli, Taranto, San Pietro in Bevagna (Manduria). Non si può escludere però che l’apostolo abbia visitato più di uno di questi porti, seguendo le rotte commerciali che anticamente facevano scalo proprio in questi luoghi.

Ad Otranto, sulla collina più alta, sorge un’antichissima chiesetta che ne commemora lo sbarco. Secondo vari studiosi, l’apostolo avrebbe attraversato Otranto nell’anno 43, come tappa del suo viaggio verso Roma.

A San Pietro in Galatina, oggi Galatina, è conservata nel Duomo la pietra sulla quale, secondo la tradizione, san Pietro si riposò durante una delle tappe salentine nel suo viaggio da Antiochia verso Roma. Non a caso lo stemma della città di Galatina contiene come simbolo le “chiavi di Pietro”.

S. Maria di Leuca un’antica fonte riporta che “Pietro, giunto da Gerusalemme, incontrò la popolazione locale”; ma si teme che il riferimento sia dovuto a Pietro, vescovo di Alessandria.

Gallipoli è la chiesetta di San Pietro de’ Samari a ricordare il passaggio dell’apostolo; probabilmente qui l’apostolo Pietro avrebbe nominato il primo vescovo di Gallipoli: Pancrazio, suo condiscepolo.

Pare che S. Pietro avesse visitato anche Taranto e si narra che, prima di entrare in città, all’epoca dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.), si volle fermare sull’isola antistante, oggi chiamata isola di San Pietro. Anche in questo caso non si tratterebbe solo di una sosta, ma di una tappa che comporta sempre l’evangelizzazione degli abitanti, il loro battesimo e la loro conversione.

(Ricerca a cura delle alunne Sara D., Noemi F. e Grazia C.)

Quo Vadis?

Gesù aveva affidato all'apostolo Pietro, il pescatore che veniva dalla Galilea, il compito di guidare la Chiesa che stava nascendo. 
Un giorno gli aveva detto:
"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa..." (Mt 16,18).

Nel giorno di Pentecoste Pietro iniziò ad annunciare la risurrezione di Gesù e a diffondere la nuova fede in tutto l'Impero, fino a Roma.
Durante la persecuzione di Nerone contro i cristiani di Roma, pietro, sollecitato da molti, si convinse a scappare.
Sulla via Appia, all'alba, fu folgorato da una visione: gli sembrò di vedere un disco incandescente che veniva verso di lui. Gli cadde di mano il bastone, poi Domine, quo vadis? (Signore, dove vai?". E il Signore gli rispose: "Vado a Roma per essere crocifisso un'altra volta". 
d'un tratto di inginocchiò e gridò forte: "
Allora Pietro rientrò in se stesso e vide il Signore salire al cielo. Tornò così a Roma lieto, glorificando il Signore. A tutti coloro che gli chiedevano il motivo del suo rientro in città, lui diceva semplicemente: "Ho visto il Signore!".
Da allora Pietro predicò e battezzò molti fedeli, senza più nessuna paura. Giunse infine anche per lui l'ora del martirio: volle essere crocifisso a testa in giù, perché non si riteneva degno di ricevere lo stesso supplizio del suo Signore.




Crocifissione di Pietro, Caravaggio.


giovedì 22 gennaio 2015

Shoah: perché tanto odio?

Una scrittrice italiana di origine ebraica parla così della Shoah ai suoi figli:
«I vostri nonni hanno incominciato a raccontare di un mondo dove esistevano leggi per la difesa della razza…  dove certi bambini non potevano andare a scuola perché la “razza” negava loro il banco, e per lo stesso motivo non potevano salire sul tram, ascoltare la radio, entrare in un negozio. Un mondo dove nelle leggi dicevano ad alta voce che gli uomini e le donne non sono tutti eguali, anzi; ve ne sono alcuni, di uomini e donne, che è necessario tenere in disparte, emarginare, rinchiudere. In quel mondo scoppiò la guerra. 
Se prima quegli uomini e quelle donne erano stati emarginati, cioè tenuti distanti dagli altri perché considerati inferiori ora i signori della guerra avevano deciso che questa gente faceva meglio a scomparire dalla faccia della terra.
Fu lo sterminio di un popolo, la Shoah, parola ebraica che significa semplicemente “catastrofe”. Catastrofe significa un milione e mezzo di bambini finiti in fumo dentro i forni crematori, morti per fame e dolori, fucilati, uccisi a calci, sbattuti contro il filo spinato, eliminati per il solo fatto che esistevano e in quanto ebrei, non avevano più diritto a esistere.
Siamo tutti figli di sopravvissuti, bambini miei: siamo tutti sopravvissuti a questa catastrofe».
 Tratto da "L'Ebraismo spiegato ai miei figli" di E. Loewenthal.

La Shoah e la Giornata della Memoria

"Shoah" in ebraico significa "distruzione". E' il termine che viene oggi utilizzato per definire lo sterminio di massa del popolo ebraico perpetrato dai nazisti a
partire dalla presa di potere di Hitler e soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale.
La "soluzione finale della questione ebraica", come venne definita dai nazisti, portò all'uccisione di oltre sei milioni di persone. Altro termine per indicare il genocidio è "Olocausto".
A partire dal 1941 gli ebrei dovettero portare cucita sui vestiti una Stella di
Davide come segno di riconoscimento. Nello stesso tempo fu avviato un programma di vero e proprio sterminio del popolo ebraico, che portò a deportazioni di massa e alla realizzazione di campi di concentramento o annientamento. Il più tristemente famoso fu quello di Auschwitz, in Polonia, in cui persero la vita circa un milione e mezzo di persone (ebrei, zingari, portatori di handicap, oppositori politici e altri...), uccise attraverso gas velenoso o per gli stenti e sofferenze patite.


Il Parlamento italiano nel 2000 ha istituito il 27 gennaio come "Giornata della Memoria", in ricordo della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.
L'occasione di questa giornata può far pensare a questi e a tanti altri esempi nei quali, nel corso della storia passata o  - purtroppo - anche presente, non sono rispettati i diritti e la dignità di alcune persone, siano esse appartenenti a un altro popolo, seguaci di altre religioni, bambini, donne, malati o diversamente abili.

Ci sono tante Dichiarazioni sui diritti (dell'uomo, dei bambini...) e nella storia sono state fatte dagli Stati delle leggi per cercare di attuare questi grandi princìpi. La Costituzione italiana dice:
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3).
Questo ideale però è ancora lontano dall’essere raggiunto nella pratica!

La religione cristiana ha insegnato questi valori, e lo testimoniano i tanti pronunciamenti della Chiesa e ancora di più le opere di carità realizzate per viverli. Tanti, cristiani e non, pensano che ogni persona abbia una grande dignità e un grande valore. C'è chi calpesta la dignità degli altri (e facendolo disonora per primo se stesso),, ma ci sono stati e ci sono tanti di più che si impegnano per la giustizia, per la pace, per proteggere i più deboli, per aiutare gli altri in tanti modi, condividendo le risorse della terra. Per esempio, nel periodo delle persecuzioni razziali nel XX secolo, ci sono stati dei «giusti tra le nazioni» che, a costo della propria vita, hanno protetto e spesso salvato degli ebrei.

Video Tratto dal fil "La vita è bella"

lunedì 5 gennaio 2015

I Magi venuti dal lontano Oriente

La visita dei Magi, i sapienti di Oriente venuti per adorare il bambino come Re dei re, la ricordiamo nella festività del 6 Gennaio, giorno in cui la Chiesa celebra l'Epifania del Signore, cioè Gesù che si manifesta a tutti i popoli. La tradizione li presenta come dei re, distinti dai nomi: Baldassarre, Melchiorre e Gaspare, giunti sui loro cammelli seguendo la cometa.
Il Vangelo di Matteo, però, non parla né di re, né di cammelli, né di comete, né tanto meno cita il numero dei visitatori.
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Matteo, quindi, stimola la riflessione sul rapporto tra tradizione e fonte biblica.
Gesù viene per tutta l'umanità, per chi è a Lui vicino come per chi giunge da lontano. I Magi che compiono un lungo viaggio per adorare Gesù sono il segno che Egli non esclude nessuno: tutti i popoli sono chiamati a incontrarsi con Dio, il quale fa il suo ingresso nella storia con il Figlio.



Il dipinto della Natività, realizzato da Gentile da Fabriano nel 1423, fa parte di una pala d'altare, la cui parte più importante raffigura l'"Adorazione dei Magi". Nel dipinto singolare è la presenza di una porta dietro le spalle di Maria che può rappresentare l'albero o casa citato nel Vangelo quando si dice "per loro non c'è posto nell'albergo". La porta, quindi, diventa il simbolo dell'esclusione. Significativa la luce che illumina dal basso tutti gli elementi: essa proviene dal corpo del bambino e rappresenta la luce che illumina le tenebre, come annunciata dal Vangelo di Giovanni.